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2023-03-08 14:23:52 By : Mr. Frank Chen

Un mercato dei piani ancora in “assestamento”. Questa l’immagine che emerge dalla descrizione di Antonio Marcegaglia, presidente e CEO dell’omonimo gruppo, intervistato all’interno del webinar siderweb MERCATO & DINTORNI.

La pandemia prima, la guerra poi e ora anche il drammatico terremoto in Turchia hanno creato sconvolgimenti a livello geopolitico e nelle catene di approvvigionamento che «hanno portato i mercati ad orientarsi verso una maggior regionalizzazione, che però deve portare ad una maggior attenzione non solo sull’Italia ma anche sul sistema economico generale in cui è inserita. Questo serve anche a valutazioni più accurate nei flussi di importazione che, se riferite ad un unico Paese in questa fase di cambiamenti, potrebbero essere per certi versi limitative».

La grande vocazione alla trasformazione (prima e seconda, ndr) siderurgica italiana, di cui proprio Marcegaglia è il maggior esponente mondiale, porta i player nazionali a dover ricorrere a fornitori alternativi quando non trovano materia prima nel proprio mercato di riferimento. «È inevitabile che l’attuale livello di produzione di un player importante come lo stabilimento di Taranto vada ad influenzare in maniera significativa i flussi di materiale in entrata che devono sopperire ad una mancanza di produzione interna», ha affermato Marcegaglia.

Descrivendo l’attuale “fotografia” del mercato, l’imprenditore mantovano ha spiegato che «oggi ci troviamo in una fase che da un picco minimo di quotazione visto nel Q4 2022, assolutamente insostenibile e privo di basi razionali, ha dato luogo ad un rimbalzo importante. Rimbalzo che però per entità in parte è stato realizzato e in parte è ancora negli annunci delle acciaierie. In parte la distribuzione e trasformazione sono riusciti a farlo accettare ai clienti e in parte non sono ancora riusciti a trasferirlo all’utilizzo.  In pratica quindi, se parliamo degli 820 euro la tonnellata richiesti da ArcelorMittal e anche numeri superiori come sentito negli annunci del Nord Europa, questo prezzo rappresenta un incremento di 250 euro tonnellata rispetto ai livelli minimi. Ritengo che ci sia ancora spazio per un’ulteriore crescita, anche se non di entità clamorosa. Sebbene in Italia gli 820 euro siano ancora un prezzo non raggiunto, ritengo che arrivarci sia necessario e ragionevole per mantenere l’attività su livelli sostenibili».

Marcegaglia ha inoltre rimarcato come per i prodotti derivati dai coils l’incremento dei prezzi sia ancora all’inizio «per cui mi aspetto che prodotti come il freddo, lo zincato e i tubi possano avere maggiori potenzialità rispetto a quelli degli HRC da cui derivano, per arrivare ad una stabilizzazione degli spread. In prospettiva, credo che a fronte di una domanda reale stabile il consumo apparente del 2023 possa essere migliore rispetto all’anno precedente. In generale l’anno dovrebbe essere positivo, ma non paragonabile ai risultati visti nel 2021 e 2022, anche se nell’ultimo anno abbiamo probabilmente registrato tutti un passo indietro in termini di volumi. In generale sono moderatamente ottimista e condivido che la domanda nella seconda metà dell’anno potrebbe crescere». 

A contribuire al miglioramento dei consumi da settembre dovrebbe intervenire anche la normativa che non permetterà ai produttori turchi di esportare materiale derivante dai semilavorati in arrivo dalla Russa. Un provvedimento che dovrebbe allentare la pressione sulle importazioni. Una riduzione a cui in parte ha già contribuito la tragedia del terremoto che ha portato i produttori di Ankara a guardare principalmente alla ricostruzione e al mercato interno. Per quanto riguarda i tubi, l’imprenditore si aspetta consumi maggiori per i prodotti destinati alla meccanica e performance inferiori da parte di quelli relativi al mercato delle costruzioni.

Spostando il focus dalle dinamiche di mercato alle prospettive di sviluppo industriale del gruppo, Marcegaglia ha ribadito le potenzialità presenti nell’operazione Outokumpu. In primis Marcegaglia si assicura una parte di autonomia di approvvigionamento dei semilavorati per la produzione di piani inox, di cui il gruppo consuma 500mila tonnellate annue. «Questo ci permette di ridimensionare i volumi di importazione senza intaccare i rapporti con i fornitori storici come Acciai Speciali Terni. Allo stesso tempo, andiamo a diversificare la gamma sul fronte dei lunghi inox, prima presidiata solo in misura marginale. Ora diventiamo operatori più significativi sia sulle barre sia sulla vergella e sul filo. Questa divisione lo scorso anno ha fatturato 1,3 miliardi un valore che dovrebbe incrementarsi con la nuova operazione facendo crescere il peso delle specialties sul fatturato totale».

Fatturato che sarà uno dei perni della nuova strategia di crescita del gruppo che vuole arrivare stabilmente a 10 miliardi di vendite, 1 miliardo di Ebitda, 0 debito e 0 emissioni «in un orizzonte temporale ragionevole».  Una strategia che per Marcegaglia vede porre al centro la crescita delle persone ed i valori ESG con una Academy di prim’ordine che verrà presentata ufficialmente i primi di maggio. 

Marcegaglia ha chiuso l’intervista ribadendo come la volontà di non accontentarsi sia l’essenza del fare impresa e lo stimolo per innescare la molla del cambiamento ogni volta che ce ne sia bisogno. Una voglia di crescita che inoltre deve essere affiancata dalla capacità di fare sistema ed instaurare sinergie con i competitor/colleghi nel sano spirito di mercato che deve animare l’avventura imprenditoriale di ciascuno.

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